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"In un testo del 1962, che qui fa da appendice ai racconti, Yukio Mishima scrive: "Per Tanizaki la bellezza, così ardua per chi la considera con lo sguardo del ricercatore, è un problema di una grande semplicità. Per renderla reale sarà sufficiente mutare aspetto alla realtà. E quando la bellezza si sarà manifestata, basterà inginocchiarsi al suo cospetto e chinare reverenti il capo. A ciò si aggiunga un espediente ancora più delicato ed ingegnoso. Come un creatore di bambole che infonda vita alle sue creature soffiandovi il suo respiro, basterà all'autore conferire alla bellezza "l'egoismo e la malignità" che, divenuti ormai prerogative della bellezza, l'allontaneranno di conseguenza dalla realtà, garantendo così "l'incommensurabile distanza" che della bellezza è l'elemento essenziale. [...] Se la bellezza è così facilmente conquistabile, sparisce la sua problematicità. A Tanizaki non rimanevano che difficoltà di carattere artistico, quali la scelta dei vocaboli e lo stile. Ormai poteva esimersi dal dissipare le sue energie in questioni ideologiche, concentrando invece tutta la sua tenacia ed il suo entusiasmo nel perfezionamento del suo mestiere." Lydia Origlia